Martedì 20 marzo, un quarto alle 13.00
-Amore sono nervosa. -Che succede? -È che non mi piace. Qualche secondo di silenzio liquido e ovattato sembra presagire la Filippica che scalda i motori. Sorride. Si passa la mano tra i capelli, che si è vero sono i suoi, ma anche un po’ miei oramai, talmente tanto li ho accarezzati, stretti, tirati. -Dai spara. Così, diretto e rassegnato, come solo lui sa essere. -Beh che dire… Non mi piace la gente che sa tutto. E quella che sa troppo poco. Non mi piace l’ottimismo ad oltranza, l’allegria tanto per, la dabbenaggine. Non mi piace il pessimismo a prescindere, il “tanto è così che deve andare”, il “vorrei ma non posso”. Non mi piacciono gli uomini che inviano cuori e fiori su Facebook, e mai però una volta che si palesassero. E nemmeno quelli che mettono piogge di likes, che magari qualcuna poi ci crede davvero. Non mi piacciono le stampelle emotive, la codardia, la viltà. Non mi piace chi “ma non mi chiami mai!”, santoiddio prendi e chiamami no? Non mi piacciono le scelte di comodo. Non mi piace chi non paga. Metaforicamente e non. Non mi piacciono gli scrocconi sentimentali. E i finti generosi. Non mi piace il caffè. E neanche la pizza. E non mi piace dover tutte le volte giustificare ‘sta cosa, nonostante lava partenopea scorra nelle mie vene. Non mi piacciono i furbi. Ma vabbè chetelodicoafare. Non mi piacciono i fessi, che legittimano quelli di cui sopra. Non mi piacciono quelli che non ascoltano mai, che non “si” ascoltano mai, che alzano la voce, sono incongruenti e che si giustificano sempre. Ecco. Ho finito. Credo. Anzi no. C’è un però. Però mi piaci tu. Perché perché mi ricordi ogni giorno che c’è anche molto altro, perché vai, ma sai sempre tornare, perché sei biondo (e sai che il dettaglio è non poco trascurabile per me), e perché sei quanto più si avvicini al concetto di perfezione e dell’uomo che io voglio. -Amore vestiti, ti porto a mangiare. Sipario.
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Cosa ho indossato: skinny jeans, shirt e Teddy Coat (Zara), marsupio Gucci, scarpe (Glamorous), sunglasses (Chanel)
Photo Matteo Anatrella