Mercoledì 2 maggio, intorno alle 18.30
Yu-uh è primavera. È arrivato il caldo, anche in modo prepotente oserei dire, e in un attimo, i vestiti leggeri, scappiamo 2 ore al mare, il profumo dei fiori, sole-cuore-amore e amen. I ferormoni si agitano. Un classico. Personalmente comincio a camminare con un sorriso ebete dipinto sul volto. È che proprio l’estremità delle mie labbra vanno verso le orecchie. È automatico. E mi ricordo che tutte le volte in cui mi sono innamorata era in primavera, o almeno tutte quelle degne di menzione. Quella sensazione di attesa, di nodo allo stomaco, quella voglia di farti bella per, e poi lo sguardo al cellulare per vedere se trilla, se arriva ‘sto messaggio, o se ha visto il tuo, le sponde blu, se ti sta pensando, proprio come tu pensi a lui. ‘Ste cose non possono capitare a -7 e il freddo che ti congela i neuroni, per ‘ste robe ci vuole il sole. Ci vogliono le gambe nude, il profumo della crema idratante, ci vuole restare a chiacchierare passeggiando fino all’alba, e in un attimo diventa giorno e cavolo non hai nessuna voglia di rientrare. E non rientri, si va da te o da me? E sono passi che vanno di fretta, mani che si tengono, i gradini saliti di corsa, la porta chiusa dietro le spalle e in un attimo, braccia che stringono, labbra che sfiorano, baciano, mordono, mani dappertutto e rivoli di sudore perché fa caldo. Fa tanto caldo. E no, ‘ste cose in inverno non accadono. E siamo a maggio. Daje.
Cosa ho indossato: Trench Zara – Shirt Zara – Skirt Relish – Shoes Cinti – Bag Prada – Sunglasses Vintage by Optical Thomas
Photo Matteo Anatrella