#FELICE

-Ma perché quanti anni mi dai? Dissi io sbattendo le ciglia e pronta a sdilinguirmi nel più tronfio dei sorrisi.

-beh non saprei…48?

In un solo attimo un’ondata di gelido liquame avrei voluto coprisse il tenero fanciullo che se ne se stava lì, in tutto il crudele splendore dei suoi 24 anni. Beota. Cercando di mantenere un contegno e una superiorità che di fatto c’era, se non altro numerica. -bravo. deglutisco. -ci hai preso al primo colpo! Lui ride, inconsapevole dell’irreparabile mazzata inferta all’autostima di colei, che fino a un attimo prima, credeva di essere una donna strafiga, realizzata e centrata. E come se non bastasse, sente l’irrefrenabile esigenza di aggiungere: -sai come ho fatto? -tesoro stenterai a crederci, ma non sono così sicura di volerlo sapere. strizzandogli l’occhio speranzosa in un guizzo di complicità.

-beh mi ricordi un po’ mia madre. Più o meno, fisicamente intendo… ma tu sei molto più erotica.

Adesso, premettendo che eravamo in spiaggia, uno tsunami che lo risucchiasse togliendolo per sempre dalla vista della sottoscritta, sarebbe stato poi non poco auspicabile.

Sei mesi dopo. -sissignora lo so, avrei dovuto dire 38. 38! TREN-TOT-TO. -non sono così sicura tu abbia capito, ripeti ancora una volta… -amore ho capito. Mi faccio un’idea della tua età approssimativa, ma cooosì a grandi linee, tolgo 10-12 anni e sparo la cifra! E comunque indipendentemente da tutto, io ero già pazzo di te. Sorrido soddisfatta per il mio servigio reso all’umanità femminile. Bacia il mio collo con la stessa voracità con cui addenta una mela al volo, e mentre infila il giubbotto:

-passo a prenderti al lavoro, ti prego amore mangia un boccone e non nutrirti di solo caffè… ciaaaooo! Ah… ti amo!

Lo guardo uscire dalla porta e ringrazio Gesù Cristo per ogni attimo di felicità che quest’uomo mi regala. Ogni gioco, ogni sorriso, ogni scazzo. Lo so, lo so che non sarà per sempre, ma cosa in fondo lo è? I mariti/mogli tradiscono, le storie finiscono, la progettualità serve a ben poco, e la felicità è merce assai rara. E io sai che ti dico? Io alla felicità ho imparato a dire sì, a meritarla, ad abbracciarla e viverla indipendentemente dai numeri, dai tempi, e da tutto quanto ci rende ciechi, sordi e grigi.

Tanto, troppo grigi.

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My outfit: Dress Interdée – Sandals Vicenza

Photo Matteo Anatrella

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