Giovedi 2 novembre. Qual buon vento.
-Amore ho iniziato la dieta. E la palestra. E forse mi iscrivo anche ad un corso di yoga che un po’ di concentrazione non fa mai male. -Brava amore, finalmente! -Come finalmente? Lo guardo riducendo i miei occhi a due fessurine, e stringo le mie labbra in evidente segno di disappunto.
-Dai era per dire… ti lamenti sempre che sei grassa, finalmente ti decidi e fai qualcosa no?
Avrei potuto aprire una di quelle Filippiche che Demostene si sarebbe tagliato le vene per sfinimento, ma scelgo di infilare la mia meravigliosa giacca maculata, i miei cuissardes che altro che storie, e senza proferire verbo, dopo avergli lanciato una sdegnosissima occhiataccia, sbatto la porta di casa con la leggiadria di un’intera mandria imbufalita. Tanto è solo un maschio alfa, non capisce niente, e io me ne vado a sbollire un po’, e ad invocare, per la sua dabbenaggine, atroci punizioni divine. Mentre cammino, mentalmente provo a ripensare alle millemila diete, già millemila volte iniziate, e altrettante millemila volte, miseramente fallite.
In principio fu la Weight Watchers.
Qualsiasi donna nata prima degli anni 80 dovrebbe sapere di cosa parlo. Spacciata da quei pazzi degli americani come una sorta di educazione alimentare, ti costringe a pesare anche i milligrammi, a sezionare in infinitesime porzioni le briciole di pane, e soprattutto a pesarti e a vergognarti, manco avessi ammazzato un cristiano, in pubblica piazza. Al terzo incontro un bel vaffa a tutta la brigata, e io e le onorevoli mie ciccette, siamo uscite baldanzose dalla sala delle torture, e anche ciao.
Venne poi il tempo della dieta Dukan.
La svolta. Mangi come un bove, o meglio mangi un intero bove, il pollo, il gatto, il topo, l’elefante e i due leocorni in gran paranza, e dimagrisci con la rapidità di un Frecciarossa. L’importante è però stare alla larga dagli zuccheri. Alla larghissima.
Sì perché, se succede che hai un attimo di cedimento, e te magni di nascosto un Mon Chéri, come d’incanto in un battibaleno riprendi tutti i chili meravigliosamente perduti e, poiché il tuo corpo è dotato di un meraviglioso meccanismo che, perdonatemi il termine, si chiama cazzimma, ne aggiunge altri 2! Eureka.
Provai poi la dieta a zona. Questa è davvero durata un battito d’ali. E pesa, e conteggia, e proporziona. E so’ 30% di grassi, 40 di proteine e il restante, giusto il tempo di un boccone e di capire che di tempo e pazienza io ne ho decisamente troppo pochi. La mia zona preferita resta ahimè quella del frigorifero e amen.
Infine, dopo essere passata per innumerevoli e pittoreschi tentativi, dalla dieta dell’ananas, a quella degli spaghetti ed altre follie durate assai meno che un gatto in tangenziale, arriva lei:
la NUTRIZIONISTA. Ecco, da quell’ambulatorio sono uscita con la consapevolezza, che la vita è null’altro che stenti privazioni e sofferenze. La mia massa magra scarseggia miseramente a favore indovinate di cosa?
Mangio male, bevo peggio e graziealcaxxo ci potevo pure arrivare da sola.
Basta schifezze, niente nutella, zero patatine, men che meno biscotti e merendine, e quando provo a chiedere timidamente: -ma soltanto un aperitivo con le amiche a settimana? Quell’angelo della morte, con un sorriso innocente: -ma ceeerto signora… basterà ordinare una coca zero e un pinzimonio di carote e finocchi.
Sipario.
Fermo immagine
My outfit: Jacket Lilì&Lalà – Shirt Background – Jeans Zara – Cuissardes Osvaldo Rossi – Bag Chanel – Sunglasses Optical Thomas (a Napoli, in piazza Italia 32/33)
Photo Matteo Anatrella